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Il sistema pensionistico dei parlamentari: possibili implicazioni per la durata della legislatura

Nel 2012 il vitalizio spettante ai parlamentari al termine del loro mandato è stato sostituito con un trattamento pensionistico simile a quello applicato per gli altri lavoratori, anche se con qualche importante differenza.
Per i parlamentari eletti per la prima volta a partire dal 1 gennaio 2012, il sistema di calcolo della pensione parlamentare è di tipo puramente contributivo. La pensione viene erogata al compimento dell’età di pensionamento pari a 65 anni, anche se per ogni anno di ulteriore mandato oltre la prima legislatura, il parlamentare può anticipare il pensionamento di un anno, sino a un’età minima di 60 anni.
La riforma ha però previsto che i parlamentari possano richiedere il trattamento pensionistico solo nel caso in cui abbiano completato almeno un mandato parlamentare della durata di 5 anni. In realtà, a causa del sistema di calcolo semestrale utilizzato, per maturare il diritto alla pensione è sufficiente essere stati in carica per 4 anni, 6 mesi e un giorno nel corso della stessa legislatura.
Nel caso questo periodo minimo non sia stato raggiunto, i contributi sociali pagati dai parlamentari sono persi completamente, non potendo essere riagganciati a quelli relativi ad altre attività lavorative.
La perdita per chi non raggiunge il sopra indicato periodo minimo è elevata. Per un deputato che arrivasse a quattro anni e sei mesi di mandato, i contributi versati sarebbero di circa 50 mila euro.

Quanti parlamentari perderebbero i contributi versati in caso di prematura fine della legislatura?

Dati i criteri della riforma, i parlamentari neoeletti a inizio legislatura e i neoeletti subentrati nel corso della legislatura perderebbero i contributi nel caso le camere fossero sciolte prima del 24 settembre 2022, a meno che non avessero già completato un mandato.
Alla Camera, ben 446 deputati risultano essere neoeletti all’inizio della XVIII legislatura (il 71 per cento). Inoltre, 3 neoeletti deputati sono subentrati nei primi sei mesi della legislatura e potrebbero ancora maturare i 4 anni e mezzo di servizio se le camere fossero sciolte dopo il 24 settembre. Altri 19 deputati sono invece subentrati dopo i 6 mesi iniziali e, anche se la legislatura finisse nel 2023, perderebbero i contributi versati.
Complessivamente dunque sono 427 i deputati che, per i motivi citati, avrebbero un interesse a veder durare la legislatura oltre il 24 settembre 2022.

La nota è stata ripresa da Osservatorio CPI

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